Montgomery, Alabama, 1918. Quando Zelda, la "Bella del Sud", incontra il sottotenente Scott Fitzgerald, la sua vita subisce una svolta decisiva. Lui ha giurato a se stesso di diventare scrittore, e in effetti il suo primo romanzo è un successo strepitoso. La coppia diventa un'icona dei ruggenti anni Venti, ma Scott e Zelda sono poco più che dei bambini: gettati nel falò della vita mondana, non tardano a bruciarsi le ali. Costruito come un diario dove si miscelano in modo brillante elementi biografici e fantastici, e inframmezzato da immaginari colloqui della protagonista con gli psichiatri che l'ebbero in cura, "Alabama Song" è la cronaca di una corsa a perdifiato incontro alla follia, il grido doloroso, sensuale, talvolta erotico, di una donna eccezionale, un "genio della vita", che rivendica la propria autonomia dal marito senza mai sminuirne la grandezza. Una donna che, forse, ha avuto la sola colpa di essere nata con quarant'anni di anticipo.
La nostra recensione
"Sono una salamandra: passo attraverso le fiamme senza mai bruciarmi". Da lì viene il nome, perché alla madre era piaciuta la protagonista di un romanzo, una fiera danzatrice gitana. Zelda. Questo è il nome della protagonista, di quel libro dimenticato, e di questa storia. In cui Zelda è libera, superbamente bella, disinibita, anzi spregiudicata.
Ispirato alla caduta senza ritorno nella follia della moglie del famoso romanziere Scott Fitzgerald, il dodicesimo romanzo di Gilles Leroy miscela sapientemente materiale biografico con l'immaginazione per ritrarre Zelda. Il risultato è una descrizione dei fatti salienti della sua vita: l'incontro con il tenente Fitzgerald e il suo profumo di pulito, la sua perfezione adolescenziale ("la pioggia sulla sua pelle una rugiada sentimentale"); la passione con l'aviatore francese Joz, ("oh! guardar dormire l'amante un dessert per insonni".); la discesa in quell'inferno fatto di isteria, schizofrenia, paranoia. Fino alla fine dell'amore, della vena creativa, del controllo. Zelda e Scott fecero degli anni '20 i "loro anni", la "loro epoca" ("siamo stati noi a inventare la celebrità e soprattutto il suo commercio").
Leroy utilizza la prima persona, il pronome "io", per raccontare Zelda e farla in questo modo "sua", mostrandone la vita estrema. L'Alabama del titolo è l'Alabama di Zelda, figlia del Giudice di Montgomery, nipote di un senatore e di un governatore, descritto con i suoi gesti, sfrontati ed eccessivi, passionali e irrefrenabili. Un libro indecente? Una canzone d'amore per la vita. Zelda, "la meravigliosa rompiscatole", fece della sua vita... ciò che ne voleva! -Valeria Merlini-
Anonimo -