«Lasciati alle spalle i "candidi eroi" di Bambini nel tempo, Lettera a Berlino, Cani neri, con Amsterdam si torna ai protagonisti maligni e negativi della prima maniera. Ma vent'anni di scrittura non sono passati invano. Alle situazioni estreme delle desolate periferie metropolitane colorate di sanguinose fantasie gotiche, il narratore inglese sembra preferire altre periferie, quelle della mente di uomini apparentemente per bene dove alligna invece un male mediocre e meschino dagli effetti devastanti». Franco Marcoaldi, "la Repubblica"
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