Parlare damore può sembrare facile. Basta guardarsi dentro, rintracciare gli odori delle proprie esperienze, avventurarsi nei meandri oscuri della propria anima. Andare indietro nel tempo e ricordare i percorsi a volte tortuosi, oscuri oppure luminosi e, perfino, abbaglianti del proprio essere stati amati e amanti. O malamati e malamanti. Rivivere le emozioni del primo bacio. Del primo appuntamento. Riaprire le ferite, ripercorrere le sofferenze del primo abbandono. Parlare damore, così, è semplice. Basta ricordare lemozione provata leggendo, per la prima volta, del tormentato amore di Paolo e Francesca. Basta prestare orecchio alla eco struggente dei sospiri di Giulietta e Romeo. Basta rileggere le pene damore di Dante, i versi sublimi del Petrarca rivolti allamata Laura. Più difficile è parlare damore cercando di unire i due fili dellemotività e della cognizione, indagando il significato filosofico, letterario, biologico, fisiologico dellamore, inquadrando questo singolo dono in una puntuale e precisa cornice teorica. È questa lardita impresa che Ivan Battista compie nel suo Assalto allamore.
Anonimo -