Negli anni del regime fascista, come in quello franchista, il teatro ha come scopo il puro intrattenimento, la trasmissione di un messaggio propagandistico, la celebrazione del cattolicesimo e del nazionalismo. Tali scopi vengono perseguiti attraverso l'uso di personaggi della storia e della cultura nazionale tramutati in miti identitari. In Spagna, come nell'Italia di Mussolini, Cervantes e il suo don Chisciotte divengono lo strumento per glorificare la nazione e il suo passato. Nelle riscritture e negli adattamenti teatrali oggetto di questo studio l'immagine di don Chisciotte assume un'accezione politico-religiosa: il cavaliere errante può rappresentare un'intera nazione, la Spagna, in un momento in cui questa sente l'esigenza di rialzarsi ed uscire dal baratro in cui è caduta; può diventare il leader di una giustizia fascista, in grado di guidare un popolo verso la salvezza; ma può incarnare anche un cavaliere della fede, redentore di un'umanità che necessita di essere riscattata.
Anonimo -