"Dato che il primo diritto dell'uomo - eterno e inalienabile - è la libertà di pensiero e di parola, e che d'altra parte il modo più corrente di esercitarlo sta nel pensare e dire sciocchezze a proprio rischio e agio, sotto questo largo usbergo si potrebbe azzardare l'ipotesi che la nota-pedale del Don Giovanni di Molière non sia tanto il libertinaggio o la cattiveria o la generosità o l'empietà o il coraggio o l'improntitudine, quanto una prepotente esigenza di affermare la propria personalità sulla più vasta scala possibile. Il tardo ripiegamento sull'ipocrisia a cui giunge Don Giovanni sarebbe in tal caso l'estrema difesa di questo senso di preponderanza, e nello stesso tempo una confessione di sconfitta". Dalla Prefazione di Cesare Vico Lodovici
Anonimo -