"Caspita che cacciatore accanito, che avvilimento che ero io, per gli uccelli, una volta. Bastava che due ali si muovessero, un ciuffetto, una testina da una verga, la cima di qualche cosa e tiravo. E se non c'erano, uccelli, sparavo alle latte svuotate, alle foglie di fichidindia, ai pomodori lanciati in aria, a coppole e berretti... Dovevo sparare". Da un poeta siciliano, la storia di un cacciatore che improvvisamente capisce l'insensatezza e l'assurdità dell'uccidere. Un racconto duro e commovente accompagnato dalle illustrazioni di Michele Ferri.
Anonimo -