Sono gli anni '60 ed Elsa Morante è entrata a pieno titolo nel pantheon dei grandi autori italiani, mentre scrive il libro rivolto all'unico pubblico che ormai fosse capace di ascoltare la parola dei poeti: i fanciulli e gli adolescenti, perché "sono rimasti, forse, i soli a credere che il mondo è proprio come appare". Qui i poeti hanno il dovere di donare una coscienza, di cercare una risposta per tutti: nella lirica, nel mito riattualizzato della serata a Colono, nella canzone, come quella famosa dei "felici pochi e degli infelici molti", che dipinge una nuova realtà: il mondo dei ragazzini, in cui "perdersi nell'amore è sentirsi liberi".
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