A lungo la coscienza è stata sovrapposta a nozioni quali «spirito» o «anima», quasi che lultima parola sullargomento spettasse di necessità alla filosofia o alla teologia. Da qualche tempo, tuttavia, i neuroscienziati hanno fatto della coscienza che insieme alla natura profonda della materia e dello spaziotempo costituisce lultimo baluardo del sapere occidentale uno dei loro oggetti di indagine prediletti: e si vanno profilando acquisizioni sorprendenti e controintuitive. Fra i massimi neuroscienziati spicca Antonio Damasio, che in questo densissimo libro approda a una sorta di summa della sua ricerca trentennale, dove i fondamenti di quella prospettiva antidualistica che lo ha reso celebre (si pensi al legame tra regioni cerebrali «arcaiche», come lamigdala, e più recenti, come la corteccia prefrontale, nella genesi delle scelte morali e dei processi decisionali) sono integrati da nuove e complesse sequenze: quella sullincidenza delle emozioni e dei sentimenti primordiali (il piacere e il dolore) come ponti connettivi tra il proto-sé e il sé; quella sul discrimine tra percezione e rappresentazione degli eventi interni ed esterni al nostro corpo come base biologica, unitamente alla memoria, nella costruzione dellidentità individuale; e in particolare frutto di una personalissima ricerca di unità ispirata alla rilettura di Spinoza quelle sulle varietà fenomeniche di coscienza, che nella comparazione tra gli esseri umani e gli altri animali (a cominciare dai primati) o nelle differenze tra lo «stato» dei bambini nati senza corteccia e quello del coma vegetativo degli adulti mostrano uninfinita gamma di sfumature percettive e cognitive, insieme avvincenti e inquietanti. Lesito, a conclusione di un ciclo avviato da «Lerrore di Cartesio», è unidea della coscienza come «processo», geniale elusione del dualismo e insieme del monismo che sfrutta e porta magistralmente a compimento unintuizione di William James.
Anonimo -