Un piccolo mercante "traffichino" di Figline Valdarno diventa consigliere del re di Francia, e un grande caduto in bassa fortuna, relegato all'esilio. Nella «Firenze livida di potere e ferita dalla guerra civile. Eppure affascinante e superba», come la definisce Franco Cardini nella prefazione, la storia di Ciampolo di messer Guido Franzesi detto «Musciatto» s'intreccia con quella di Dante Alighieri. L'uno beneficiato al massimo dalla fazione dei Guelfi neri (cui lega e offre le sue crescenti fortune) e l'altro al massimo avversato, fino a lasciare l'amata patria. Con L'imperfetto assoluto Riccardo Nencini (politico eclettico, presidente del Consiglio regionale toscano, segretario del partito socialista, ma anche grande appassionato di storia e romanziere) s'addentra nel pieno della Firenze del 1300, proprio quella celebrata (amaramente) da Dante. Una «storia vera - la definisce Cardini - Un affresco storico sorprendente». Che prende spunto da un documento, un prezioso manoscritto, ritrovato dopo l'alluvione di Firenze del 1966, e che «dopo sette anni di studio e sette mesi di scrittura», racconta Nencini, consente di portare alla luce la figura, citata da Boccaccio nella Novella prima del Decamerone, di «Musciatto Franzesi di ricchissimo e gran mercatante in Francia cavalier divenuto...».
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