In questi racconti Francesco Jovine descrive il riverbero che le vicende del ventennio fascista ebbero tra la gente del periferico "Contado di Molise". Scorci di vissuto durante il regime e negli anni tragici della guerra, fino ai primi bagliori del tempo nuovo, denso di speranze e promesse, ma anche di delusioni e di persistenti forme di ingiustizia sociale, in una ricostruzione il cui fulcro è la necessità di arrivare alla radice dei fatti che avevano portato alla sciagura della guerra. Una consapevolezza del passato come strumento di costruzione del futuro, segno evidente di quanto la memoria e, più in generale, la storia, siano centrali nella poetica joviniana. Una conferma di come la «Grande storia», attraverso la sua trasfigurazione, si sia intrecciata con la microstoria delle comunità meridionali, fino a incidere sui percorsi esistenziali dei singoli individui, cambiandoli e venendone cambiata, restituendone così tutta l'umanità.
Anonimo -