"Io sono la paura. Ne esprimo l'anima e l'incarnazione. La vivo, la respiro, la danzo". Questo "giallo" ha qualcosa di hichcockiano, nell'identificare la soluzione del delitto con brivido della risoluzione di un trauma sepolto nell'inconscio di chi racconta ed è suo malgrado coinvolto nell'inchiesta. Ne è protagonista Lucia, fragile e tenera personalità, morbosamente attaccata ai suoi due affetti: una giovane madre, Marta, e la figlia. Nel parco, al fondo della ripida discesa di un sentiero, Lucia si imbatte nel cadavere di un ragazzo. E' un tossicodipendente. Non pare essere, per le ferite e per altri inequivocabili indizi, una vittima del "giro", ma di qualcuno dei frequentatori del parco con i quali la timida Lucia quotidianamente passeggia. E della stessa mano sono gli omicidi, che seguono per mascherare il primo o per occultare una più lontana verità. Lucia, un po' perché usata come esca, ma più perché attirata dalla fosca discesa verso un passato sotterrato dalle macerie della paura, finisce col seguire la sua pista, e scopre il colpevole in un parossismo di terrore e di liberazione. Lucia è un setter inglese tricolore, e cani sono, con i loro padroni, i personaggi di questo poliziesco cinofilo, il primo, forse, nella storia "giallo" italiano.
Anonimo -