Entro confini assai più estesi degli attuali, ma spesso variabili, la Lombardia ebbe un ruolo centrale nella formazione dell'arte europea. Fu in questa regione che il confronto fra i sistemi formali dell'arte barbarica e la tradizione tardoantica fu particolarmente serrato e incise sui destini dell'arte nei grandi momenti di unificazione europea, dall'arte di corte degli imperatori carolingi (il capolavoro che determina la conversione dell'arte carolingia all'eredità classica, l'evangeliario usato fino all'ultima incoronazione imperiale, è qui attribuito a maestri lombardi), all'arte promossa da Ottone I, Ottone II e dall'imperatrice Theophanu. Il libro segue il percorso di sette secoli di arte lombarda cogliendone le motivazioni interne e i rapporti con la cultura e la politica del tempo, e constata, quindi, le alterne tendenze, non solo teologiche, ma stilistiche, fra la fedeltà alla tradizione ambrosiana e i fermenti della riforma gregoriana, nella ribellione all'universalità dell'impero per immedesimarsi in un nuovo particolarismo che si sottrae alle nuove tendenze classicheggianti. In questo contrasto si afferma un'identità contraddittoria, divisa fra la Lombardia meridionale e quella direttamente dominata da Milano. Il racconto termina di fronte alla grande cesura, stilistica e storica, rappresentata dall'avvento della dinastia dei Visconti.
Con saggi di Maria Teresa Donati, Sara Masseroli, Thea Tibiletti, Graziano Alfredo Vergani.
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