"Che diavolo ci sono venuto a fare in America? Stavo così bene nella mia casetta sulla Loira, a occuparmi dell'orto e a giocare a belote!" sospira Maigret, con l'aria ingrugnita del francese medio che trova il cibo poco appetitoso, la città invivibile, i colleghi locali poco collaborativi - e che, soprattutto, non è mai riuscito ad imparare quella lingua impossibile... Ma se il commissario non è tagliato per i viaggi oltre oceano (in tutta la sua carriera ne farà solo un altro), Simenon negli Stati Uniti si è organizzato benissimo: in quei primi mesi del 1946, quando scrive "Maigret à New-York" (che apparirà a stampa nel 1947), ha già un avvocato, un agente letterario, un nuovo editore - e, 'last but not least' (come dicono da quelle parti), un nuovo amore.
Anonimo -