Febbraio 2005. Giacomo Meroni ha quarant'anni e, dopo l'incidente che ha sconvolto la vita della moglie Rossana e la sua, ha abbandonato la divisa da carabiniere per entrare nello studio legale del suocero, il quale finalmente gli ha appena affidato il suo primo caso da avvocato ("Non mi ringraziare, ti sto passando una grana" è il rassicurante incipit). Rapina a mano armata in stile classico: un uomo incappucciato entra in una gioielleria di corso Giulio Cesare, minaccia il negoziante, lo lega mani e piedi, ed esce con migliaia di euro di orologi e preziosi. Il cliente di Giacomo insiste nel dichiararsi innocente e gli confida la ragione per cui gli preme uscire di galera quanto prima: Tea, un bellissimo pastore biellese a cui sembra tenere più che alla sua stessa vita e che in questo momento è a sua volta dietro le sbarre, in canile. Meroni dovrebbe solo occuparsi di garantire l'equità del processo, ma non riesce a disinteressarsi della verità, e qualcosa nel racconto accorato del suo assistito non gli torna...
Anonimo -