"Come autore, ho desiderato rappresentare un dialogo immaginario tra sant'Angelo martire, patrono di Licata, e il suo uccisore, il potente Berengario. Mi sono trovato idealmente presente quel giorno del primo maggio 1220, seduto su una di quelle panche nella chiesa dei Santi apostoli Filippo e Giacomo di Licata, oggi diventato il santuario di sant'Angelo; testimone del martirio e della morte del monaco carmelitano Angelo, proclamato poi santo patrono della città. Nei secoli, sant'Angelo è stato considerato soccorritore, potente intercessore per la salvezza delle anime e poi, difensore strenuo contro gli eventi tragici naturali come la peste (1625) e il sisma (1693). Implorato soprattutto dai marinai che hanno ottenuto sempre abbondante pesca. L'ordine carmelitano lo onora come santo dal 1458. Fu papa Pio II che ne approvò il culto." (L'autore)
Anonimo -