I due testi che, per l'essenziale, formano il settimo volume delle opere di C.G.Jung, sono stati distinti dalla produzione complessiva dell'Autore e riuniti, costituendo l'uno e l'altro un tentativo di aspetti fondamentali e complementari della tecnica della teoria proprie alla psicologia analitica, in un linguaggio che vuol essere particolarmente scorrevole e facilmente assimilabile da un "pubblico non specializzato ma colto", per dirla con le parole del primo dei due saggi "Psicologia dell'inconscio". Per la verità, va tuttavia rilevato che l'estrema densità del discorso, che intende elaborare i risultati e presentarne la quintessenza di un'esperienza clinica e di una vita interiore giunte alla piena maturità, riduce almeno in parte la portata dell'intento di semplificazione: sicchè la lettura di entrambi i testi, e più particolarmente la lettura del secondo saggio dedicato alle relazioni tra l'Io e l'Incoscio, è piuttosto ardua, nonostante la scorrevolezza dell'espressione e richiede un'attenzione tesa e costante. Tratto dalla "Premessa" al testo di Luigi Aurigemma.
Anonimo -