Le numerose osterie rappresentavano un tratto distintivo del villaggio agricolo fatto di corti. Esse svolgevano un'importante funzione economica, supportavano da secoli l'attività più importante del borgo, il mercato trisettimanale. L'osteria è stata nell'immaginario lombardo un ambiente intrigante, perché luogo in cui si potevano fare incontri al di fuori della norma. Manzoni ne celebra i frequentatori: da Renzo, ingenuo tessitore, ai bravi, ai ladri, ai contadini bevitori. Sono gli osti a rappresentare però i veri protagonisti di quel mondo, l'idealtipo del furbo, ma anche uomini prudenti, avveduti. È alla letteratura che si deve ricorrere per immaginare quanto e cosa abbiano costituito le osterie nella società lombarda dall'antico regime ai tempi moderni. In quelle osterie, dopo l'Unità d'Italia, quando i collegamenti ferroviari consentirono l'apertura dei mercati - del "Meridionale", come si disse fino agli anni Trenta - si svolse una parte della vita sociale del borgo, in particolare dell'universo maschile.
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