«Quasi paradossalmente, Riccardo Curti, formatosi a contatto con la pittura sismograficamente rapida e estroflessa di Emilio Vedova è via via venuto approdando a un dipingere lento e per molti aspetti meditativo, distillato per continui, successivi chiarimenti e ricercate, talora quasi inafferrabili precisazioni, nell'ambito del quale si è venuta delineando con sempre maggiore consapevolezza non tanto la problematica di una possibile, rinnovata figurazione, intesa comunque come rispondenza e conformità a una esteriorità in qualche modo normativa, bensì come figurabilità: interiore tentativo di dare immagine compiuta a nuclei di significato in grado di superare i confini di una espressività immediata e per taluni aspetti solipsistica.» (Dall'introduzione di Dino Marangon).
Anonimo -