"All'inizio della sua carriera di commediografo, il giovane Shakespeare scriveva per lo più su ordinazione, con un occhio di riguardo ai generi di moda e cercando di soddisfare il gusto del pubblico elisabettiano, che reclamava a gran voce la messa in scena di orrori truculenti, macabri e sanguinosi. E questo offre il ""Tito Andronico"", in un turbinoso susseguirsi di vendette, sacrifici umani, stupri, mutilazioni, assassinii e banchetti cannibalistici. La tragedia appartiene a quella fase della carriera dell'autore che è stata definita sperimentale e che mostra appunto uno Shakespeare che cerca di impadronirsi dei 'ferri del mestiere'. Molti gli echi di opere classiche come il ""Tieste"" e ""Le Troiane"" di Seneca e ""Le metamofosi"" di Ovidio, e di testi coevi come le tragedie di George Peele e di Christopher Marlowe e, in particolare, la ""Spanish Tragedy"" di Thomas Kyd. La caratterizzazione psicologica dei personaggi è ancora piuttosto debole e convenzionale, come piuttosto meccanica e letteraria è l'aderenza ai motivi classici e alle fonti popolari. Eppure la fantasia shakespeariana è già in grado di dare forma a personaggi femminili quali la dolce e violata Lavinia e la perfida regina dei Goti Tamora e il satanico Moreo Aronne. Sicuro precursore di 'villains' machiavellici come Lady Macbeth, Jago o Edmund in ""Re Lear"", Aronne è la perfetta incarnazione del male, istigatore di ogni bassezza, figura luciferina che con la propria perfidia e astuzia tira le fila dell'intero dramma. Edizione con testo a fronte."
Anonimo -