Ispirato all'episodio del primo miracolo di Gesù descritto nel Vangelo di Giovanni, il monumentale, sfavillante telero di Paolo Veronese era destinato al refettorio del convento benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia. Per gli invitati alle nozze di Cana, Veronese imbandisce una tavola sontuosa, ricchissima di dettagli : una sequenza quasi ininterrotta di vasellami pregiati, piatti e alzatine contenenti cibi allettanti. L'artista trasforma dunque la scena religiosa in un evento mondano, in una cerimonia fastosa alla quale interviene non solo la folla cosmopolita e variopinta della Venezia del suo tempo, ma un campionario di servi, buffoni e animali, sullo sfondo di uno scenario architettonico formidabile e luminoso. In bilico tra vero e fantastico, dispiegando la propria visione teatrale dell'arte e della vita, Veronese ci riserva qui almeno due notevoli sorprese, che ci si riveleranno scoprendo le vere identità degli sposi e, soprattutto, dei musici che li allietano.
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