L'avvio del millennio è drammaticamente segnato dalla rinascita della "voglia di impero": imperi astratti e fra loro connessi, attraversati dall'economia globale e dalla criminalità, dal terrore islamico e dagli apparati della guerra. Il terrorismo, tutto orientale nella sua concezione alineare, ha lanciato la sua sfida al sistema occidentale. Non per abbatterlo o sostituirlo ma semplicemente per terrorizzarlo. La guerra, tutta occidentale nella sua linearità, lo vuole annientare individuando nelle vecchie formazioni statali i nuovi nemici. In questa lotta la guerra cambia - a raccontarlo dall'interno è un generale, Fabio Mini -, diventa asimmetrica. Cambiata la guerra, anche i guerrieri mutano: i soldati dell'impero della guerra, senza nazione, senza ethnos, combattono per una pace virtuale, sono gendarmi, samaritani, mercenari, quasi mai guerrieri. Come la guerra anche il dopoguerra è profondamente trasformato: è una fase incerta, di anarchia, ai confini tra la pace e la guerra, in cui i ladri e gli assassini spesso prendono il sopravvento. E ci sono le ricostruzioni, con i loro eroi, con i loro speculatori e i loro profittatori, entro un processo senza fine in cui gli interessi della guerra si perfezionano.
Anonimo -