di Noemi Cuffia
Il romanzo fondamentale di Fenoglio. Il grande dono e la grande sorpresa che ha potuto regalare al mondo. Trovato e pubblicato postumo, è uno dei libri più straordinari che abbiamo per rappresentare un’intera epoca. Lo studente Johnny decide di combattere con i partigiani, dopo l’8 settembre: una storia che dalla semplicità di una vita piccola diventa universale. Fenoglio qui racconta l’esperienza di un ragazzo come molti, nelle Langhe in Piemonte, che lascia la famiglia per contribuire alla Resistenza. In Johnny però c’è anche Fenoglio stesso, la sua passione per la letteratura inglese, la sua sensibilità, la sua forza, la sua curiosità, il suo dolore, la sua bellezza.
In nuce qui è già presente il personaggio di Johnny, nello stesso periodo storico del Partigiano. La storia di questo romanzo del ’59 ripercorre la vicenda del ragazzo che cerca una sua strada – lascia Roma per tornare in Piemonte, abbandona l’esercito – e la trova nella ribellione al fascismo. Primavera di bellezza è stato scritto completamente in inglese e rappresenta bene la maturità dello scrittore.
In un primo momento Beppe Fenoglio aveva ideato un unico grande ciclo di Johnny, che partiva dagli anni del liceo di Alba, proseguiva con il corso ufficiali, l'8 settembre, il complicato e pericoloso ritorno in Piemonte, l'adesione alla guerra partigiana, il passaggio dai garibaldini ai badogliani. Successivamente però, su indicazione editoriale, Fenoglio riscrisse la prima parte di questo suo ambizioso progetto narrativo trasformando Primavera di bellezza in un libro autonomo: tagliò le prime ottanta pagine e aggiunse tre capitoli finali facendo morire velocemente Johnny al primo scontro a fuoco. La seconda parte, riscritta più volte, fu abbandonata e recuperata postuma con il titolo Il partigiano Johnny. In questa edizione Gabriele Pedullà ricostruisce per la prima volta il continuum narrativo del grande romanzo così come Fenoglio l'aveva pensato e concepito. E la saga di Johnny riemerge in tutta la sua forza epica.
In questo romanzo, anch’esso pubblicato postumo nel ’63, appare lo straordinario personaggio di Milton, altro importante riferimento di Fenoglio, già nel nome, ai suoi studi anglistici. Siamo sempre nelle Langhe, nella collina piemontese, e sempre in presenza di un giovane studente e del suo controverso mondo interiore, ma molto diverso da quello di Johnny. Anche Milton però è un partigiano, che torna a Torino per ritrovare l’innamorata Fulvia. Qui scopre il suo tradimento con l’amico Giorgio, del quale si mette in cerca. Un racconto “privato”, come spiega il titolo, che esula in parte dalle vicende partigiane, per entrare nelle sfere più dolenti dei sentimenti e dell’animo umano.
Come scriveva Calvino, questo è un libro “asciutto ed esatto”. Un resoconto lucido sia di vicende partigiane, sia di sentimenti, amori, tradimenti e famiglie sullo sfondo di una cultura contadina cara a Fenoglio. Il racconto che fornisce il nome al titolo, nello specifico, racconta proprio dei ventitrè giorni esatti, dal 10 ottobre al 2 novembre 1944, in cui i partigiani ottennero il dominio della città di Alba durante la guerra.
Anche questa è un’opera incompiuta, pubblicata nel ’63. Si tratta di una raccolta di racconti tutti scritti tra il ’54 e il ’62. In queste pagine si ritrova una ricostruzione della memoria che mette insieme i pezzi di una vita, dall’infanzia in poi, cercando sempre l’oggettività dei fatti più che una rielaborazione sofisticata. Qui Fenoglio esplora gli archetipi proprio attraverso la narrazione della famiglia, della natura, delle origini.
Fenoglio nella sua vasta e privata produzione non si è limitato a raccontare la guerra e la lotta partigiana, ma è riuscito a intercettare anche alcune delle conseguenze successive. La paga del sabato rappresenta un esempio di questa sua peculiarità. Racconta la storia di Ettore, reduce appunto dalla guerra, turbato, scontroso, incapace di ricostruirsi una vita normale e per questo incline a traffici poco chiari e pericolosi.
Pubblicato nel ’54, è il secondo libro di Fenoglio. Qui vivono con innata potenza i personaggi che l’autore conosceva e osservava nella sua quotidianità albese. In particolare, la storia è quella di Agostino e della sua famiglia, i Braida. Una vita sancita dalla fatica del lavorare la terra, ma anche dal contegno, dal silenzio e dalla dignità che lo scrittore aveva imparato ad ascoltare e privilegiare nei suoi racconti.
Questa raccolta svela un aspetto poco conosciuto forse ma molto interessante di Beppe Fenoglio, ovvero i suoi panni di narratore del fantastico. I racconti nascono dalla proposta, da parte della casa editrice Einaudi, di occuparsi di una collana dedicata alla letteratura per ragazzi. Fenoglio si esprime con grande estro creativo e felicità, lasciando spazio al suo ingegno narrativo.
Una sorta di Antologia di Spoon River albese in forma di componimento breve. Nel ’61 Fenoglio aveva dato vita a questi epigrammi ispirandosi a Marziale e componendo una serie di ritratti di persone, incastonate nel dopoguerra con tutti i loro vizi, le manchevolezze, l’ipocrisia che con la fine dei conflitti avevano inaspettatamente preso il sopravvento negli animi e nei comportamenti. Lo scrittore li descrive tutti però con amara e inossidabile ironia.
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